Wednesday, February 18, 2015

Madalina Turcanu

Intervista a Madalina Turcanu, regista e interprete/traduttrice per DOT SPOT media productions (Bucarest), organizzazione partner del progetto GENESI pentateuco #1.


1. Chi siete? Ci racconti la vostra storia?
Siamo due professionisti che si occupano di cinema e TV. Victor è un senior editor e un operatore di macchina da presa e io sono una regista di cinema. Prima di fondare la nostra azienda entrambi abbiamo lavorato in diversi campi sia a casa, che per noi significa Bucarest, sia all’estero.
Abbiamo dato vita a questa avventura e alla nostra azienda due anni fa e finora abbiamo prodotto e co-prodotto tre documentari d’arte, siamo stati il media partner di uno spettacolo teatrale intitolato “Hamlet-Revolution” e abbiamo prodotto uno spettacolo teatrale che voi (intendo Marco e Chiara) conoscete bene, “Mattatoio”.

2. Come hai iniziato a occuparti di teatro?
Io sono cresciuta nelle sale teatrali in cui mi trascinava mia mamma ogni domenica. Ho iniziato ad apprezzarlo solo molti anni dopo. Per fortuna vivevamo a Bucarest e nonostante i grigi tempi comunisti la vita culturale era molto vivace, le sale da concerto e i teatri erano pieni. Con lo spettacolo “Mattatoio”, in particolare, abbiamo dato vita al nostro primo progetto teatrale su impulso di un’amica, l’attrice Ioana Visalon, che è anche la traduttrice del testo in rumeno, che stava già portando avanti il progetto da tempo quando abbiamo deciso di collaborare.

3. Descrivi il tuo Paese al pubblico italiano.
Beh, è un compito arduo, considerando tutti i pregiudizi che gli italiani hanno riguardo alla Romania. Non li elencherò. Proverò invece a dirvi che la Romania ha paesaggi molto vari, dalle montagne al mare, il Mar Nero (forse non così mite e azzurro come il Mediterraneo, ma sempre un mare), fino ad un luogo unico lungo il corso del Danubio, e precisamente il delta del Danubio, passando per le antiche città della Transilvania, che portano i segni degli originari borghi teutonici, per arrivare alla “piccola Parigi”, come veniva chiamata Bucarest per la grande varietà di architetture.

4. Che cos’è DOT SPOT MEDIA?
È uno studio di produzione e post-produzione cinematografica.

5. Di che cosa si occupa DOT SPOT MEDIA?
Realizziamo documentari, pubblicità, cortometraggi, sottotitoli per film e spettacoli teatrali.

6. Potete dirci qualcosa in merito al vostro prossimo progetto?
Attualmente stiamo lavorando ad un documentario d’arte sul pittore romeno Stefan Caltia. 

7. Come funziona il sistema teatrale rumeno? E quello cinematografico? Che cosa piace al pubblico rumeno?
Il sistema teatrale rumeno si sviluppa su due direttrici: i teatri finanziati dallo stato e i teatri indipendenti (principalmente teatri privati situati a Bucarest). Il sistema di finanziamento del cinema è basato sostanzialmente su contributi statali che arrivano tramite un’istituzione denominata “Centro nazionale di cinematografia”, che ogni due anni lancia call per la presentazione di progetti. Esistono anche altre istituzioni che supportano la produzione cinematografica come la Studio Video Art, parte del Ministero della Cultura, che sostiene principalmente documentari d’arte (nelle loro attività rientra anche il nostro progetto su Stefan Caltia). Altre soluzioni possono essere i fondi europei, le risorse private ecc.
Il pubblico teatrale rumeno è interessato prevalentemente alla commedia. Per questo motivo nei cartelloni dei teatri privati si trovano principalmente commedie, in particolare nei pub theater privati.

8. Chi emigra in Romania? Come si pone la Romania in materia di immigrazione? Che cosa dice in merito, la vostra legislazione? Siete d’accordo con la linea ufficiale?
Beh, i Moldavi della Repubblica di Moldova vengono in tanti, ma non sono assimilabili agli immigrati, bensì ai rimpatriati. Per il resto gli immigrati provengono dalla Turchia, dai paesi arabi e dalla Cina.
In materia di immigrazione il popolo rumeno è sempre stato aperto e permissivo. Abbiamo 18 minoranze riconosciute in Romania e l’11% della popolazione rumena appartiene a minoranze. La minoranza più presente è quella ungherese (6,3%), poi i rom (3,5%). Abbiamo ancora una minoranza italiana, molto piccola, che comprende in tutto 3000 persone. Le leggi sono tutta un’altra storia, invece, e sono sostanzialmente equiparate alla legislazione europea. 

9. Che cosa pensi dell’Italia?
Ho passato diversi periodi di vacanza in Italia e ogni volta l’ho amata. A parte i chili di troppo che mi riportavo a casa a causa del vostro gelato… 

Grazie mille!


(traduzione di Diego Runko)

Tuesday, February 10, 2015

Bucarest

Le luminarie di Bucarest
Fa freddo. Fa molto più freddo che da noi. La prima volta che siamo stati qui era primavera, c’era il sole, gli adolescenti limonavano in Piaţa Universităţii. Ora nevica. 
Madalina ci viene a prendere all’aeroporto, che secondo il giornaletto distribuito in aereo dovrebbe essere uno dei più belli d’Europa. Madalina ha un SUV. Dice che senza sarebbe impossibile parcheggiare in città. 
La periferia tra l’aeroporto e Bucarest è uguale a tutte le periferie europee. Capannone. Capannone. Officina. Ikea. Carrefour. Solo l’approccio possibilista ai cavi della corrente arrampicati sui pali, ci fa pensare che tutto sommato non siamo a casa. 
La lingua qui è una via di mezzo tra qualcosa di latino e qualcosa di russo. Abbiamo sempre la sensazione di captare qualcosa, ma poi non è così. Le parole somigliano alle nostre, isolate, ma poi le mettono insieme e non riusciamo più a ritrovarle nel mucchio. Per loro invece è molto facile capirci. Ma mai carpiremo il loro segreto. 
Bucarest qui la chiamano la Piccola Parigi. Effettivamente, il centro di Bucarest somiglia più a Parigi di quanto Milano somigli a una piccola Bari (cosa di cui Marco continua a cercare di convincere tutti). I grandi palazzi liberty, i grandi boulevards, i localini del centro, le luminarie natalizie che cambiano colore (sono nuove, ne vanno molto fieri), i mercatini di Natale con Dean Martin che canta la neve del Midwest…
La cartolina di GENESI
Siamo Marco, Chiara e Valeria. Siamo in residenza produttiva, ospiti di Dot Spot Media Productions. Dovremmo riemergere da questi giorni di duro lavoro con lo scheletro del nuovo spettacolo de La Confraternita del Chianti, GENESI pentateuco #1, il primo dei cinque monologhi del progetto Pentateuco.
La sala prove è nella sede di Dot Spot Media. C’è il caffè, c’è la moquette, c’è il riscaldamento a palla. È il paradiso. E il supermercato offre pure due o tre opzioni vegetariane per Valeria. Certo, è perché siamo nella capitale. Per il resto del Paese vale il detto “Non c’è miglior pollo del maiale”. E la zuppa transilvana con verdure e bacon non sarebbe la stessa cosa, con il seitan. 
A proposito di Transilvania. Non c’entra nulla con quello che noi pensiamo della Transilvania. Braşov, la città principale, somiglia più a Bressanone che al set di un film espressionista tedesco. E Castelul Bran, il castello di Dracula… beh, Stoker ha mischiato un po’ di leggende con un po’ di colore locale con un po’ di fantasia e ha creato un mito, ma qui non c'è mai stato. Il castello ha tenuto lontani i turchi (in Bulgaria ci sono i minareti, qui solo campanili, è un dato di fatto) ma poi è divenuto residenza estiva per gli Asburgo in vacanza e per una famiglia reale che tecnicamente esiste ancora, è sopravvissuta al regime e viene sfoggiata in occasione di balli di beneficenza e foto di gruppo con gli altri reali europei. 
È una terra complessa, la Romania. Il rapporto con i Ceauşescu (ogni vigilia di Natale la tv manda il video della loro esecuzione, e la reazione dei ventenni è il disinteresse assoluto per la politica), i teatri pieni e i cinema vuoti, il rapporto con la cultura tradizionale e gli hipster in metropolitana, gli stipendi irrisori e le cose di H&M troppo care, la città, la campagna, le migrazioni (qui hanno tutti almeno un parente all’estero), le etnie, i ROM (che per l’italiano medio sono tutti rumeni, ma non è vero, però ci sono anche qui), i cani randagi che 
c’è gente famosa che smuove mari e monti per loro, ma non per i bambini negli orfanotrofi… è un Paese che dal regime è uscito con la guerra civile, e in Piaţa Universităţii le croci ci sono davvero. 
Il covrigi
E poi c’è il palazzo. Il secondo edificio più grande al mondo dopo il Pentagono, Casa Popului. Impossibile descriverla, lì in fondo al viale, gigantesca, classicheggiante, mai abitata. Per tirarla su hanno abbattuto mezza città, ci hanno celebrato i festeggiamenti per il matrimonio di Nadia Comaneci e adesso ci fanno gli eventi di moda... ah, dimenticavo, è anche la sede del Parlamento.
Una cosa da non perdere? Il covrigi. Il covrigi è un tarallone, una ciambella morbida dolce o salata, ripiena o ricoperta. Si vende per strada, ed è l’ottava meraviglia del mondo.
Ma noi siamo qui per lavorare, mica per turismo!



Mangiare:
Cara cu bere (www.caracubere.ro) - Ristorante enorme all’interno di un palazzo storico del centro. Più caro della media di Bucarest (non tanto) ma il cosciotto di maiale vale la pena. Per fare i turisti veri.

Teatri:
I teatri in Romania sono quasi tutti stabili e fanno repertorio, come in Germania. Il lunedì e il martedì solitamente ospitano compagnie indipendenti, gli altri giorni la compagnia del teatro.

Teatrul Bulandra (www.bulandra.ro) - Fa parte dei “Teatri d’Europa”. Se vi capita, andate a vedere Pescăruşul (Il Gabbiano) di Čechov per la regia di Antoaneta Cojocaru.

Teatrul Nottara (www.nottara.ro)

Teatrul de Arta (www.teatruldearta.ro) - È un piccolo teatro indipendente, e accanto ha una accogliente birreria.