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Saturday, January 05, 2019

Oroscopo di viaggio.

di Chiara Boscaro

Sotto il piumone di questo 2019 spuntano liste, classifiche e buoni propositi. La mappa de La Confraternita del Chianti è aperta, l'anno nuovo ci porterà a piantare bandierine in Croazia, Germania, Romania, Portogallo, Paesi Bassi... e tu? Cosa aspetti a scoprire quali avventure ti riserva il futuro?

Ariete
Destinazione: Fiume/Rijeka
Un po' Asburgo, un po' porto, un po' tutto. C'è il mare e il castello, il burek e il calamaro fritto. D'inverno la bora, d'estate il fascino discreto della borghesia in vacanza ad Abbazia/Opatija. Ottimo punto di partenza per sbizzarrirsi tra la verde Istria e le isole del Golfo del Quarnaro (Krk, Rab, CresLosinj).

Toro
Destinazione: Marche
Di terra e di mare, questa regione raccoglie il meglio di tutto. Le scogliere del Conero, le bellezze artistiche di Urbino, il Summer Jamboree a Senigallia, una miriade di teatri-bomboniera, colline meravigliose e sagre. D'estate non esiste soluzione di continuità tra farro, funghi, cinghiale, fritture di pesce e fiumi di vino. Val quasi la pena di lasciar stare la dieta e iniziare a prenotare!

Gemelli
Destinazione: Parigi
Gemelli, sarai sempre combattuto tra le molteplici facce, personalità e aspirazioni che ti animano, ma è Parigi è una città abbastanza grande per accoglierle tutte. Noi consigliamo una serata alla Cartoucherie da Mme Mnouchkine e un giro alla ricerca della baguette perfetta. Nel 2018 la migliore era quella di Mahmoud M'Seddi, del Quattordicesimo Arrondissement, ma chissà cosa ci riserva il nuovo anno!

Cancro
Destinazione: New York
Entra in un film. In tutti i film. Ogni angolo della città ti ricorderà un'inquadratura, i grattacieli ti costringeranno a camminare col naso all'insù e scoprirai che il passo del milanese è niente in confronto a quello dell'abitante medio di Manhattan. La cosa che non ti dicono mai è che la spiaggia di Coney Island è a mezz'ora di metropolitana, e che il sito dell'orto botanico riporta news giornaliere sulle piante in fiore... e chi non vorrebbe farsi fare quello che fa la primavera con quei ciliegi?

Leone
Destinazione: Barcellona
La città della festa ti aspetta. Festa del barrio, festa di giorno, festa di notte, festa in spiaggia, festa sulla rambla. Una città godereccia e piena di cultura, ma non fermarti all'apparenza. Esplorala, supera le esche per turisti, vivila come la vivrebbe una persona del posto. La realtà è molto più complessa della superficie... e non azzardarti a chiamarli spagnoli!

Vergine
Destinazione: Isola
Se sei milanese, riparti dalla tua città. Se non lo sei, questo è un buon posto da dove cominciare. Un quartiere storico (la conosci Santa Maria alla Fontana?) ora in preda a una frenesia di ristoranti, boschi verticali e biblioteche degli alberi. E se non passi dal Teatro Verdi (e dal suo bistrot Posto Unico), non sai cosa ti perdi.

Bilancia
Destinazione: Policoro
Matera è la prossima Capitale Europea della Cultura. È vicina al mare, ci sono i peperoni cruschi e l'usanza vuole che si faccia sciogliere il caciocavallo al calore del fuoco direttamente sul pane. 
Serve altro?

Scorpione
Destinazione: Mandanici
O meglio, la costa orientale della Sicilia. Tra Messina e Vendicari non hai che l'imbarazzo della scelta, tra natura, storia, gastronomia e arte. Ti lasciamo solo un breve promemoria: granita, Etna, Taormina, Gole dell'Alcantara, Siracusa, il pistacchio di Bronte e il barocco di Noto, Marzamemi, arancino, Catania.

Sagittario
Destinazione: Londra
Vero, la natura incontaminata ti affascina, ma una città... una City con la “C” maiuscola... vuoi mettere? Per il pacchetto completo, treno sotto la Manica direttamente da Parigi. Sali con il croissant caldo, scendi con una pinta gelata.

Capricorno
Destinazione: Napoli
Vedi Napoli e ti innamori. Una città vecchia di millenni, con almeno tre strati sovrapposti, una wunderkammer ricca di contraddizioni, profumi e misteri. Imperdibili il Cristo Velato e un pranzo da Nennella (ma guai a chiedere il caffè, quello si prende al bar di fronte).

Acquario
Destinazione: Mantova
Mantova è una bomboniera, ma anche uno scrigno di piaceri proibiti. A cominciare da Palazzo Te, sede di festini e ardite creazioni artistiche sin dal Rinascimento. Mantova, ricca e grassa, si fa bella specchiandosi nei due laghi che l'abbracciano. Invita all'abbandono, invita a un dolce oblio.

Pesci
Destinazione: Garbagna
Un borgo da sogno, ma vero. Benvenuto in Piemonte. Qui hanno i castelli e pure il Barolo. Qui hanno tramonti incastonati tra vigneti a perdita d'occhio. Un paesaggio sapientemente modellato, con quella praticità non priva di poesia che ci ha regalato Cavour, Alfieri e il gianduiotto.

Sunday, April 09, 2017

Parigi.

di Chiara Boscaro
La Butte aux Cailles.
Dove si parla di campagne elettorali, di mercati bellissimi, di quartieri dove abitare (avendo i soldi), di prossimi progetti, di teatri con il metal detector, ma soprattutto di come riuscire a non mangiare mai cucina francese in Francia.
Non è vero.
Il bello delle capitali europee, dal punto di vista mangereccio, è che si può onorare ogni pasto in una nazione diversa. Pranzo in Cina, cena in Perù, spuntino in Ghana... ciò che distingue Parigi dalle altre capitali europee sono le boulangeries. Impossibile non vederle, assurdo non essere attratti da quei profumini burrosi, da pazzi sottrarsi alle viennoiseries. Croissant au beurre, pain au chocolat, pain aux raisins, pain suisse. E poi c'è il pane. La baguette, con il suo bel concorso che porta il miglior panettiere a rifornire per un anno le tavole dell'Eliseo. 
A Parigi stiamo solo tre giorni, io e il Confratello Marco Di Stefano, ma l'agenda è fitta. Tra riunioni per nuovi progetti internazionali, caffè e birre con amici parigini e qualche riposino, però, abbiamo ben tre colazioni da festeggiare. 
La notte siamo alloggiati alla Butte aux Cailles, collinetta sulla Rive Gauche che pare più un villaggio di campagna che un quartiere della movida parigina, ma in posizione strategicamente vicina a L’Essentiel, Brun e Huré, ottime boulangeries che risolvono anche il problema del pranzo: il piatto tipico parigino (a detta dei parigini stessi) è la baguette jambon beurre - che non è un nome in codice, è proprio una baguette farcita con burro, formaggio e prosciutto cotto.
La Cartoucherie.
Per la sera, sarà la fortuna a guidarci. Una tappa doverosa alla Cartoucherie per Une chambre en Inde di M.me Mnouchkine ci porta alla scoperta di zuppe indiane al cocco e meravigliose bevande allo zenzero. La ricetta? Grattugiare lo zenzero fresco, farlo bollire in acqua, far raffreddare, aggiungere succo di limone, menta fresca e zucchero di canna. Pare semplice, ma il segreto che non siamo riusciti a svelare sono le quantità. Perché il diavolo sta nei dettagli.
La fortuna ci porta anche alla Chinatown del XIII arrondissement, non al baracchino che offre baguettes ripiene di involtini primavera bensì da Le Bambou, dove ci consigliano il NEM NƯỚNG, piatto di polpette di maiale, vermicelli di riso, verdure e menta fresca da confezionare in fogli di pasta di riso e intingere in una salsina non tracciabile. L’hanno consigliato a noi, e noi lo consigliamo a voi.
Il turismo invece non ci arride. Visitiamo solo Saint-Sulpice, la seconda chiesa della città per grandezza, che con la sua meridiana a obelisco è stata immortalata ne “Il Codice Da Vinci”, e ne apprezziamo molto la cappella completamente affrescata da Delacroix. Tentiamo una puntata al Jardins des Plantes, l’orto botanico (ho il feticcio dei giardini botanici) e manchiamo la primavera di qualche giorno, trovandolo tristemente ancora spoglio. Ci sarebbe parecchio da vedere, tra le serre, la galleria dell’evoluzione, le sculture, gli animali, ma il Flixbus ci aspetta per il ritorno. 
Non prima di un ultimo felafel.

Thursday, May 05, 2016

Londra.

di Chiara Boscaro

Piove. C’è il sole. Si rannuvola. Sale il vento. Sale la nebbia. Pioviggina. Grandina. Piove col vento. Fa freddo. Almeno quindici gradi meno che a Milano. Ma ci siamo attrezzati, abbiamo tirato fuori sciarpa, cappotto e ombrello, ed eccoci qui. A Londra.
Marco a Draper Hall.
Abbiamo deciso di arrivarci in treno. Sono undici ore, con pausa per un croissant a Parigi. Volevamo vedere Calais, volevamo vedere il filo spinato, e il filo spinato c’è, chilometri di filo spinato. Ci controllano i documenti parecchie volte, pare di essere tornati ai tempi delle frontiere. E poi il tunnel finisce e ci troviamo a Londra. St. Pancras Station. Bellissima, gotica, accanto a un’altra stazione,  King’s Cross, accanto a un Mc Donald’s, a uno Starbucks (facciamo tre), a un ristorante turco e a un ristorante cinese… come tutto, a Londra. Orientarsi sarà più difficile del previsto.
Fa freddo, e sappiamo già che non avremo il tempo per fare tutto quello che vorremmo fare in questa città spropositata. Dobbiamo incontrare delle persone, la scusa è il lavoro. Dobbiamo visitare Draper Hall, un posto bello che sta diventando un polo culturale ed artistico per un quartiere cosmopolita e sfaccettato, e ci troviamo coinvolti nel primo barbecue della stagione, insieme ai bambini dell’Accademia di Cinema di cui si festeggiano gli elaborati finali. C’è anche il sindaco, ma non è proprio il sindaco, ed è vestita come le maschere del Teatro alla Scala. Ah, per la prima volta, c’è sole per un intero pomeriggio. Draper Hall e la Infallible London saranno nostri partner nella produzione di DEUTERONOMIO pentateuco #5, cosa che ci rende molto molto orgogliosi.
A Londra costa tutto troppo. Stanno gentrificando la città, dicono i Londoners, e in più per noi il cambio è nettamente sfavorevole. Costano i mezzi pubblici, ma arrivano dovunque a qualsiasi ora, e ci sono i bus rossi a due piani che sogniamo da quando eravamo bambini. Costa entrare nelle chiese, e la cosa ci infastidisce un po’, ma non costa nulla visitare i musei e ne approfittiamo: Tate Gallery, British Museum, Sir John Soane’s Museum, Hunterian Museum (per gli stomaci più solidi)…
Il bisnonno.
Una tappa di obbligato e religioso silenzio merita Highgate Cemetery e la tomba del bisnonno Karl Marx. Nota archivistica. Intorno al suo testone, è tutto un quartierino di oppositori politici, compagni, matrone socialiste e attivisti per i diritti civili. Ci chiediamo il perché, ma in fondo è un criterio come un altro. Come l’ordine alfabetico, o il tipo di lapide. Angeli in ginocchio da una parte, angeli in piedi dall’altra. Highgate è un racconto malinconico, con la sua casualità vittoriana e i suoi fiori testardamente spontanei. La zona est è ancora più selvaggia, ma è accessibile solo con una guida. C’è il rischio di perdersi.
Commettendo un madornale errore, proviamo a immergerci nella folla domenicale di Camden. Ma è un madornale errore, appunto. Si può mangiare cibo di strada di qualsiasi Paese, è vero, ma lo si può fare anche nel resto della città. Ristoranti indiani, kebabbari, pizzerie, greci, messicani, brasiliani, carni argentine, vegani, vegetariani, ortoressici, pasticcerie, caffetterie, diner, pare che qui si mangi e basta.
Chicche gustose ed economiche che ci hanno consigliato i Londoners:
Chiara e Stefania davanti a Wong Kei.
WONG KEI, a Wardour Street (Piccadilly Circus). Una specie di mensa cinese su tre piani. All’ingresso, il boss fa solo un gesto. Dito su, si mangia upstairs. Dito giù, downstairs. Attenzione, accettano solo contanti.
SUTTON and SONS (ce ne sono tre, noi abbiamo provato quello di Stoke Newington). Tre parole: FISH-AND-CHIPS.
A pochi passi, anche il CORNER + del Mostart Center, che ci ha regalato una colazione domenicale di uova e di coccole.
Ovviamente, siamo andati a teatro. A Londra ce ne sono a centinaia, da quelli enormi che fanno musical trentennali ai pub theatre. Al National Theatre, forse il più enorme, abbiamo visto “Les Blancs-The Whites”, mentre ci siamo persi quello che pare essere lo spettacolo della stagione, “People, places and things” al Wyndham’s Theatre.

E poi... 
E poi piove.

Monday, September 21, 2015

Un'estate a Parigi

di Marco Di Stefano

Questa estate ho lavorato per la prima volta Parigi.Permalink

Ho curato la regia di uno spettacolo - Anti Statu Quo, progetto di YEAP Association - in una delle chiese gotiche più importanti di Parigi: Saint Merry.
Per il racconto di ciò che è stato vi rimando al pezzo che ho scritto per il sito di teatro KLP – Krapp's Last Post.
Lo trovate qui.

Anti Statu Quo - foto di Adriana Buonfantino
Qui invece vi parlo di ciò che succede a livello teatrale durante l'estate parigina. La maggior parte dei teatri è chiusa e quelli aperti hanno una programmazione che definire frivola sarebbe riduttivo. D'altronde basta dare un'occhiata ai cartelloni teatrali affissi un po' dovunque per capire come la città raccolga durante l'anno il meglio e il peggio della produzione francese e non. È inevitabile: a Parigi ci sono un centinaio di teatri, l'offerta è veramente sterminata. Chi propone spettacoli di qualità, d'estate (giustamente) riposa. Peccato. Non escludo che in qualche sala off stesse avvenendo qualcosa di interessante, ma purtroppo non sono riuscito a intercettarlo.
Per fortuna sono riuscito a vedere qualcosa in programma al festival Paris Quartier d'été (http://www.quartierdete.com/). Giunto alla ventiseiesima edizione, il festival propone una ricca selezione di spettacoli all'aperto in luoghi molto suggestivi. La maggior parte degli appuntamenti sono gratuiti e - di conseguenza – frequentatissimi. In particolare vorrei soffermarmi su due lavori: Cavale di Yoann Buorgeois e Remote Paris dei Rimini Protokoll.
Paris Quartier d'été
Vedo Cavale sul sagrato della chiesa di Montmartre, con la città in lontananza a fare da fondale. C'è una folla incredibile. Mi spiegano che Bourgeois è una star per il pubblico parigino: acrobata, giocoliere, danzatore. Mi sento un po' ignorante, visto che non l'ho mai sentito nominare. Sappiate che l'amore che il pubblico nutre per lui è meritatissimo. Cavale è un passo a due delicato, costruito su un tappeto elastico e una scalinata bianca che si affaccia sul vuoto. È una riflessione poetica sulla vita e sulla morte, sul mistero dell'esistenza e la paura dell'ignoto. Bourgeois utilizza il Nouveau Cirque per raccontare la condizione umana tra acrobazie, rimbalzi, cadute e tentativi di risalire quella scalinata che conduce al nulla. Il risultato è veramente notevole e il pubblico ringrazia con lunghi e calorosi applausi. Qui potete gustarvi un promo.
In bilico tra vita e morte è anche Remote Paris, versione parigina del format presentato dai Rimini Protokoll in diverse città europee. Anche Milano ha ospitato il suo Remote Milano, grazie a Zona K. In  questi giorni lo stanno riproponendo: non perdetevelo.
Remote è un esperienza straordinaria che viaggia tra l'intimità data dalle cuffie fornite a ogni “fruitore” e la consapevolezza graduale di appartenere a un branco. Anzi, come viene detto nel lavoro, “un'orda”.
Una camminata di due ore circa attraverso luoghi simbolici della città guidata da una voce artificiale che ci accompagna in ogni momento dandoci istruzioni precise su cosa fare. Di più non mi sento di dire, non voglio rovinarvi la sorpresa.
Paris Quartier d'été è un buon modo per passare l'estate a Parigi tra una birra sul Lungo Senna o una passeggiata nel Marais.
Rimane la curiosità di vivere la città a pieno regime teatrale. Spero di poterlo fare entro la fine dell'anno: dal materiale di Anti Statu Quo nascerà a ottobre una piccola mostra in collaborazione con l'Università di Parigi. La scusa ce l'ho. Non resta che organizzarsi.