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Friday, December 08, 2017

Policoro.

di Chiara Boscaro

La piana.
Siamo nell'ambito dei viaggi epici, di quelli che al cinema ci farebbero un road movie. Siamo in due sulla Chiantimobile, dietro abbiamo una tenda Quechua di quelle che si montano in un minuto e la scenografia di GENESI pentateuco #1. La destinazione è Policoro, Basilicata. Abbiamo 1989,6 km davanti a noi. In statale. 

Giorno 1
Per un centinaio di chilometri seguiamo il navigatore della macchina, poi ci accorgiamo che non è aggiornato e ci sta portando in Romania. Torniamo indietro e ci affidiamo a Google Maps. Da qui in poi, tra i due aggeggi sarà un duello senza esclusione di colpi. 
La Pianura Padana si srotola sonnacchiosa davanti a noi, tra campi di mais, capannoni, capannoni, campi di mais, "ah guarda una cascina abbandonata potremmo farci il nostro teatro", capannoni, trattorie da camionisti, ipermercati, il labirinto più grande del mondo, la terra delle tigelle e poi tutte le cinquanta sfumature di piadina tra i lidi ferraresi e le Marche (confessiamo di preferire la marchigiana). E poi, il mare.
La sera ci accoglie un posto magico, un campeggio sul promontorio, frequentato solo da olandesi e, soprattutto, silenzioso. Si chiama Camping Paradiso, i nomi non sono mai casuali.

Giorno 2
Ci svegliamo sotto la pineta, nel silenzio. Condividiamo i cornetti caldi e il cappuccino con i silenziosissimi bambini olandesi e senza far troppo rumore ripieghiamo la tenda lanciabile. 
Il mare.
Ripartiamo in punta di piedi e con la brezza del mattino presto, dritti verso il sud. Le case si abbassano e schiariscono, i pini marittimi diventano palme, il mare è una striscia azzurra che ci teniamo sulla sinistra. 
Ci fermiamo a mangiare un gelato a Pescara, i passanti ci consigliano la Gelateria Bibò
Prima del tavoliere facciamo sparire una cassa da sei di acqua frizzante e tre pacchi di taralli, e il Confratello Marco si dilunga sulle differenze tra frittole, pittule e pettole e sulle gioie della viabilità pugliese. 
A Policoro arriviamo che è quasi notte. Da qui in poi sarà una lunga, ininterrotta, maratona di mangiate di pesce. 
Ah, il mare non lo vedremo mai.

Giorno 3
Si lavora. E quando si lavora, si lavora. A tratti si va in piscina, o si mangiano penne con pesce spada e peperoni cruschi, ma comunque si lavora.

Giorno 4
Iniziamo la risalita. 
È una di quelle rare giornate in cui pioverebbe pure in mezzo al deserto, e il cuore della Basilicata un po' lo è, tra brulle colline e valli arse. 
Il Gargano è coronato di nubi grigiastre, l'Adriatico ribolle, i camionisti scalpitano. Passiamo il confine con la Puglia, passiamo il confine con il Molise (sì, esiste) e ci fermiamo a Termoli per un trancio di tonno alla griglia da Recchi Fish, ottimo self-service di mare con cucina a vista. 
Procediamo, a ogni angolo un nuovo manifesto gareggia col Circo Orfei nell'attirare l'occhio dell'autista distratto e lusingarlo con sagre e feste in collina. 
Il sud.
La collina qui è bella e quasi selvaggia, si allunga tra castelli e borghi fino ai Monti Sibillini.
La sera ci fermiamo in un campeggio a Cupra Marittima. Si chiama Led Zeppelin, e in mezzo non ci scorre il fiume, ma il Frecciarossa.

Giorno 5
Ci sveglia l'espresso delle 8.10. È domenica, è giornata di partenze e non solo per noi. 
Giacche a vento colorate, ombrelloni decapitati e camper solitari in attesa di tempi migliori. 
Ci mancano 497,3 chilometri fino a casa, il bonus piadina ce lo giochiamo a Riccione e poi via, verso la piana. 
Anche stavolta, come ogni volta che passiamo davanti all'indicazione per Cavriago (RE), siamo tentati da una deviazione verso Piazza Lenin e il busto cantato dagli Offlaga Disco Pax, ma rimandiamo. 
La tempesta di ieri ha lasciato una nota di verde nel paesaggio, dopo il Po lascia il posto all'acciaio di capannoni e ciminiere, ma rimane nell'aria. 
La Chiantimobile trabocca di chiacchiere, briciole e bottiglie di plastica accartocciate. Abbiamo le gambe un po' anchilosate, ma ormai siamo a casa, c'è da scaricare.

Wednesday, September 06, 2017

Tra Abruzzo e Marche.

Sagra del cinghiale
Naturalmente a Fossacesia
Sagra della triglia e del pesce fritto
Festa degli arrosticini - Centro Commerciale Universo
Sagra del pesto casolano, dell'anguilla e del baccalà
Sagra degli arrosticini e del formaggio pecorino
45° sagra della porchetta italica
Sagra di Torano Nuovo
Abruzzo Irish Festival
Templaria Festival
Saga del porcino e del cinghiale

Abbuffata di pesce
Pranzo spettacolo di ferragosto
Festa popolare via dei Tigli 
Palio del barone
Eros adriatica
Sagra del porcino e del cinghiale
Porcofestival
Città Medioevo - Carnevale
Maialata in piazza
Sagra del cinghiale 
Sagra delle pappardelle di farro al ragù di cinghiale e... Stinco di maiale
Sagra de lu bucculotte cu lu crastate 
Sagra della salsiccia alla brace
Festival pizza DOC napoletana - Fermo
Festival del peperoncino
Festa del vino

Sagra de la respella 
Sagra delle cozze
Sagra delle lumache nostrane e spiedini (abbinata alla sagra del coniglio alla cacciatora)
Montagne di birra
Sagra dei maccheroncini di Campofilone
Sagra della polenta con le vongole 
Sagra delle frittelle
Sagra della cacciannanz e pennette s. Andrea 
Sagra degli gnocchi
Sagra delle tagliatelle alla boscaiola 


Sagra dello gnocco e del pesce fritto salsicce e braciole
Sagra della crispella e delle mezze maniche al tartufo 
La passera... 'Mbriaca 
Sagra dei vincisgrassi
Festival mondiale delle olive all'ascolana
Sagra delle tagliatelle ai frutti di mare e pesce fritto
Sagra bistecca spiedino castrato
Sagra della grigliata
Stornelli marchigiani e bistecche sotto le stelle 
Birra d'augusto

Wednesday, September 14, 2016

Compiti delle vacanze. Museo Cervi

di Diego Runko

Prologo 
Il 18 novembre 2015 al Teatro Verdi di Milano, in coproduzione con il Dramma Italiano di Fiume - Teatro Nazionale Croato Ivan de Zajc, debutta il secondo spettacolo del nostro Progetto PentateucoEsodo – che tratta dell’esodo degli italiani dall’Istria dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Quella sera tra il pubblico c’è anche Damiano Pignedoli, critico attento e curioso del nostro lavoro e amico ormai storico della Confraternita che, durante il solito post spettacolo gioviale, e soprattutto conviviale, tra la seconda e la terza birra ci dice: “Questo spettacolo dovete mandarlo al Cervi!”.

Prefazione
Il “Cervi” altro non è che il famoso Premio che, giunto ormai alla quindicesima edizione, assegna a diverse compagnie sostegni economici che, di questi tempi, come sappiamo, sono fondamentali. 
Il Premio si svolge presso il Museo Cervi, nel cortile della casa colonica abitata dai sette fratelli Cervi - Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio, Ettore – fucilati il 28 dicembre 1943 dai fascisti.
Il Festival.
Se volete saperne di più, leggete il libro di Alcide Cervi: “I miei sette figli”, oppure quello di Adelmo Cervi: “Io che conosco il tuo cuore”, oppure vedetevi il film “I sette fratelli Cervi” di Gianni Puccini oppure ancora ascoltate la canzone “La pianura dei sette fratelli” dei Gang o “Sette fratelli” dei Mercanti di Liquore e Marco Paolini.

Capitolo Iniziale
Dopo una breve dissertazione di compagnia del tipo: “Lo mando io o lo mandi tu?”, tocca a me spedire il plico contenente il materiale del nostro spettacolo per candidarci al XV Festival Teatrale di Resistenza – Premio Museo Cervi – Teatro per la Memoria.
Da bando risulta che verranno selezionati 7 spettacoli per la rassegna.
Questi sette spettacoli verranno presentati tutti presso il Museo Cervi e una giuria di esperti premierà poi lo spettacolo vincitore.
Più di così, per ora, non possiamo fare.

Capitolo della prima chiamata
Siamo ormai a maggio. Io sto finendo di rendere la vita complicata a Giulia che si sta occupando dell’organizzazione del nostro matrimonio, da svolgersi a giugno, quando, una mattina, subito dopo essermi svegliato, ricevo una telefonata.
La responsabile del progetto per l’Istituto Cervi ci informa che siamo stati selezionati per la rassegna.
Faccio sette salti mortali metaforici di entusiasmo mentre sono al telefono e le rispondo che a breve le comunicheremo la data in cui siamo disponibili per lo spettacolo.
Chiamo Marco e Chiara per comunicargli quanto appreso, saltelliamo metaforicamente in preda all’entusiasmo per qualche minuto e poi scegliamo la data dello spettacolo: 14 luglio.
La presa della Bastiglia.
Che sia di buon auspicio.

Capitolo del 14 luglio
Io, Marco e Chiara carichiamo la macchina con la scenografia dello spettacolo e partiamo per Parma.
No, non abbiamo sbagliato strada.
A Parma ci raggiunge Giulia, consorella incinta al settimo mese nonché, ormai, mia moglie e partiamo per Gattatico, paese ove ha sede il Museo.
Arriviamo con agio, montiamo, parliamo e conosciamo gli organizzatori.
Abbiamo anche tempo di visitare il Museo. Bellissimo e commovente. Un pezzo di Storia, quella con la S maiuscola, che ti accoglie suscitando un’emozione unica.
La Pastasciutta Antifascista.
Mi permetto di consigliarvi il bellissimo filmato sui fratelli che si può vedere al primo piano della casa. Sia per il filmato, sia per la sala dove viene proiettato, sia per il modo in cui viene proiettato. Non ve lo dimenticherete.
21:15. 
Salgo sul palco e inizio a raccontare la storia di Rudi. Da Rudi.
Di quella sera ricordo la brezza mentre recito sul palco all’aperto, il sold out del pubblico che presto si trasforma in overbooking e vengono aggiunte delle sedie, le facce delle persone che piangono e ridono insieme a me, Rudi, Jakov, Winston, Don Zeljko e Gildo (i personaggi dello spettacolo), l’entusiasmo dei confratelli da sotto il palco e sul tavolo della regia (nel frattempo ci ha raggiunti anche il confratello Marco Pezza), la sensazione strana e unica che, seppure nella pancia della mamma, mia figlia stia assistendo per la prima volta a un mio spettacolo.
E ricordo l’applauso e il calore del pubblico alla fine.
Di quella sera ricordo anche un aneddoto. Prima dello spettacolo mi avvicina un signore e si presenta. E’ Adelmo Cervi, figlio di Aldo, uno dei sette fratelli. Adelmo mi chiede una sigaretta vedendo che ho un pacchetto in mano ma gli dico che mi servono per lo spettacolo. Subito dopo commenta la frase con cui inizia lo spettacolo tratta dall’Esodo biblico: “... a me non mi piacciono mica gli spettacoli sulla religione, ma rimango, tranquillo che rimango, io me li vedo tutti...”
Alla fine dello spettacolo Adelmo è la prima persona a corrermi incontro quando scendo dal palco. Appena lo vedo gli porgo la sigaretta. 
Più tardi mi regalerà il libro che ha scritto con un giornalista: “Io che conosco il tuo cuore”, con questa dedica: “Al Compagno Diego. Grazie per il tuo spettacolo a casa Cervi. Adelmo”.
Qualsiasi parola sarebbe di troppo. Sono felice.


Capitolo della seconda chiamata
E’ il giorno che segue l’andata in scena dell’ultimo spettacolo della rassegna. 
Oggi dovrebbero chiamare per comunicare chi ha vinto.
Ci chiamano.
Abbiamo vinto.

Capitolo della Pastasciutta Antifascista
Siamo seduti insieme a migliaia di persone sulla panche dietro a casa Cervi.
Siamo seduti a mangiare gnocco fritto, salumi, formaggi e a bere birra. 
La pastasciutta al ragù la servono dopo.
Beviamo birra.
Poco dopo ci invitano sul palco per annunciare, davanti a migliaia di persone, che abbiamo vinto il primo premio.
Damiano, Chiara, Marco, Diego.
E’ la nostra Woodstock. In un posto più importante, più bello e più emozionante di Woodstock.
Marco chiude il cerchio dal palco ringraziando Damiano per averci detto di partecipare.
E’ vero. 
L’importante è partecipare.
Ma anche vincere ha il suo fascino.

Capitolo finale
Non ci sarà. Noi alla Pastasciutta Antifascista ci torniamo. 
Un posto che ti ricorda i valori in cui credi vale molto di più di un premio.

Friday, October 09, 2015

Istria

A cavallo del confine orientale. Così ci siamo detti.
Prima Guerra, Seconda Guerra, Roma, Bisanzio, gli Asburgo, tutto.
Abbiamo un unico paletto, la riunione al Teatro Nazionale Croato di Fiume il 31 Agosto.
Ma chi è questo “noi” narrante?
Chiara Boscaro e Marco Di Stefano. E anche un pezzetto di Diego Runko. 
Grado.
La squadra di “ESODO pentateuco #2”.
Obiettivo: vacanza studio in Friuli Venezia Giulia, Slovenia e Istria.
Diciamola tutta, inizialmente si parlava di “Tutta la Croazia in macchina, giù giù fino a Dubrovnik e ritorno”. Poi abbiamo aperto la cartina, tutta giù giù fino in fondo, e ci abbiamo ripensato. L’Istria era anche in tema. “Il nostro prossimo spettacolo parla di Istria, e non ci siamo neanche mai stati?! Non è possibile. Dobbiamo vedere l’arena di Pola. E la casa dove è cresciuto Diego a Castagner. E Pisino. E Parenzo della canzone della Mula di Parenzo”.
Carichiamo sulla Chiantimobile la prima tenda, la seconda tenda, la borsa frigo e il fornello (ricomprato in extremis perché non trovavamo più quello vecchio) e ci mettiamo sulla strada. On the road again. Rigorosamente strada statale. On the road again. Con il Confratello Marco, l’autostrada non è un’opzione. On the road again, appunto. Per arrivare a Grado, prima tappa prevista, ci mettiamo qualcosa come sette ore, ma appena in tempo per assistere allo strano spettacolo della bassa marea che più bassa non si può. La gente passeggia all’asciutto per chilometri, a Grado, quando c’è la bassa marea. E quando è alta, nuotare è comunque un parolone.  La prima tappa ci regala l’incredibile Basilica di Aquileia e un altrettanto meraviglioso Refosco dal Peduncolo Rosso dell’Azienda Agricola Donda.
Seconda tappa, la costa slovena. E qui apriamo e chiudiamo una parentesi: ma perché il mare Adriatico, in Italia, a quell’altezza al massimo può vantare le anguille, e da questa parte invece è bello? e soprattutto… perché nessuno ci ha mai detto che la Slovenia ha chilometri di coste?!
Redipuglia.
Consigliamo Pirano, Izola e la friggitoria del mercato di Capodistria. E Hrastovlje, una chiesina che sembra uscita dal Settimo Sigillo di Bergman, una fortezza interamente affrescata con un’enorme danza macabra. Stesso discorso per Sveta Marija na Škriljinah a Beram/Vermo, in Croazia. Quando arriviamo in centro, in paese, citofoniamo al numero 8. La signora Anna ha le chiavi della chiesetta, e per poche kune ci accompagna e ci racconta lei tutta la storia.
Ovunque andiamo, incontriamo monumenti dedicati al Compagno Tito e ai partigiani che hanno combattuto per liberare la Jugoslavia. Partigiani italiani e slavi, indifferentemente. Ricordati in entrambe le lingue. È che in Italia ci hanno abituato a pensare che dopo la Guerra qui si sia consumata la persecuzione degli Italiani, costretti a un esodo di proporzioni bibliche, ma la situazione, al solito, è più complessa di come ce la raccontano. Diego è cresciuto a Pula/Pola, e già ce l’aveva detto. Ma bisogna vederle, le cose, per capire. Questo posto è un crogiuolo di lingue, culture, nazionalità, come si fa a tracciare un confine o un punto di vista? A Parenzo/Poreč incontriamo la Basilica Eufrasiana e un campeggio da re, a Rovigno/Rovinj una quantità di turisti tedeschi, a Dignano/Vodjan ci lasciamo inquietare da sette mummie e duecentotrentaquattro reliquiari, mentre nei paesi dell’interno i maialetti da latte arrostiscono allo spiedo fuori da ogni ristorante. Il turismo è fiorente, anche se ci dicono che i prezzi non sono più quelli di una volta, appena dopo la Guerra (quella dei Balcani). I naturisti invece si dice risalgano addirittura a Edoardo VIII re di Gran Bretagna e Irlanda, imperatore delle Indie. Quello che ha mollato tutto per la Wallis Simpson, si dice. Beh, si dice anche che con la Wallis si dilettasse a nuotare in queste acque in costume adamitico. E come dargli torto.
Il Teatro Ivan de Zajc.
E… ed è subito sera, e dopo aver grigliato ćevapčići (serbi, non sloveni), ražnjiči, carpe, orate e talvolta addirittura delle verdure (tutto indistintamente condito con ajvar), è subito anche il 31 Agosto.
La riunione al Teatro Nazionale Croato di Fiume.
O meglio, Rijeka.
Con un organico di 350 lavoratori stipendiati, il Teatro Ivan de Zajc (www.hnk-zajc.hr) può contare su un’orchestra, un ensemble di danza, una compagnia di prosa croata e una compagnia di prosa italiana. E tutte le maestranze tecniche e organizzative. E il laboratorio di scenografia e costumi. E il titolo della stagione è “Si garantisce la libertà di pensiero e di espressione”. E la sezione italiana, il Dramma Italiano di Fiume, coproduce il nostro “ESODO pentateuco #2”. E a Febbraio siamo lì.
E c’è pure il mare.