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Tuesday, November 03, 2015

SON NATO DRIO LA RENA

di Diego Runko

La città di Pola, in Istria, sorge su sette colli.
Io sono cresciuto sul colle di Castagner, che si trova alle spalle dell’Arena. Lo hanno chiamato così perché in passato il colle era ricoperto di castagni. Una volta questo era un criterio fondamentale per stabilire la toponomastica. La stessa cosa è avvenuta anche per uno dei simboli di Pola, Scoglio Olivi, il cantiere navale, che oggi si chiama Uljanik.
L'Arena di Pola
Una cosa che forse avete notato è che ho scritto "sono cresciuto" e non "sono nato". Infatti, il destino ha voluto che nascessi a Lubiana, altra città bellissima e capitale attuale della Slovenia, dove ho trascorso i primi mesi di vita (mia mamma è slovena). Nella mia storia familiare si intrecciano tre nazioni, Italia, Croazia e Slovenia. Quando sono nato, in realtà, le ultime due erano una sola, la Jugoslavia. Detto questo, se c’è una città al mondo alla quale sicuramente mi sento di appartenere è Pola. Per usare un paragone fuori luogo, sono di Pola esattamente come Gesù era di Nazareth, pur essendo nato a Betlemme. I paragoni fuori luogo li ho sempre trovati bellissimi.
Ho vissuto a Pola fino all’inizio del nuovo Millennio. Poi mi sono trasferito a Milano.
A Pola ho frequentato prima l’asilo, poi le elementari Giuseppina Martinuzzi e infine il liceo Dante Alighieri. Tutte queste scuole le ho frequentate in lingua italiana, facendo parte della minoranza italiana, il che significa che tutte le materie erano in italiano tranne una, lingua croata. Il che, per ulteriore precisione, significa che sono bilingue.
Tutte questo per dirvi che i primi anni all’Università, a Milano, era davvero divertente per me vedere tutti stupirsi del fatto che parlassi perfettamente l’italiano.
Se avete letto con attenzione il mio percorso scolastico vi sarete sicuramente accorti che non comprende la scuola media.
Lo so cosa state pensando.
No. In Croazia non si viene promossi direttamente dalle elementari al liceo.
Il fatto è che in Croazia le elementari durano otto anni. Comprendono cioè elementari e medie.
L'Arco dei Sergi
Questo però è un post su Pola e vorrei richiamare me stesso ad attenermi al tema. Pola ha attualmente sessantamila abitanti ed è il capoluogo morale dell’Istria. Spero che se qualcuno di Pisino, capoluogo amministrativo, dovesse leggere questo post, non se la prenda più di tanto. E’ un dato di fatto. (Ed è altresì dato di fatto che i campanilismi sono il sale della terra, anche in Istria).
Se vi dovesse capitare di visitare Pola, nel malaugurato caso che, inspiegabilmente, non lo aveste ancora fatto, avrete modo di trovarvi molti monumenti romani. Prima di tutto l’Arena, l’anfiteatro romano più bello del mondo, senza ombra di dubbio. Poi il Tempio di Augusto, l’Arco dei Sergi (antica famiglia patrizia polesana), Porta Ercole (oggi ingresso del Circolo, luogo di ritrovo di tutti gli appartenenti alla minoranza italiana), Porta Gemina (oggi ingresso del Museo archeologico dell’Istria), il Foro romano, un piccolo teatro romano.  Poi vorrei segnalarvi anche il Castello, una fortezza veneziana che sovrasta le abitazioni. Potrei continuare ad elencare altro, naturalmente, ma per mia e vostra fortuna esiste Wikipedia.
Quello che su Wikipedia sicuramente non troverete è l’estasi provata nell’osservare un tramonto sul Lungomare, la serenità nel godersi una serata da soli nell’Arena (dopo aver scavalcato abusivamente i cancelli), la sorpresa nel poter andare all’avventura e fare un safari a Capo Promontore (Kamenjak), la gioia nel gustarsi una birra al Rock Caffè giocando a biliardo o ascoltando le canzoni di qualche talento locale, la felicità allo stato puro dopo una corsa nel bosco di Siana, il divertimento di una briscola al mare con gli amici parlando in dialetto, il sapore di una pizza alla pizzeria Jupiter (dove ordino sempre due birre appena arrivato perché dopo portata la pizza i camerieri vengono risucchiati in un’altra dimensione ed è impossibile richiamarli), il sapore del pesce e dei calamari in un ristorante di Stoia, il sapore dei čevapčići o di un burek (a questo proposito vi segnalo una battuta bellissima letta tempo fa: “non puoi accontentare tutti, non sei un burek”).
ESODO pentateuco #2

Sezione curiosità. Molti anni fa anche Dante dedicò dei versi a Pola, inseriti nel canto IX dell’Inferno, nella Divina Commedia: “… sì come ad Arli, ove Rodano stagna, sì come a Pola, presso del Carnaro, ch’Italia chiude e i suoi termini bagna…”.
Il titolo di questo post è tratto da una canzone popolare istriana “Vedendo te mia Rena” e il verso finale è questo: “Son nato drio la Rena e là voio morir.”

Per concludere vorrei segnalarvi un’emozione che potete ancora provare. Assistere al nostro spettacolo “ESODO pentateuco #2” seduti comodamente su una delle poltrone del bellissimo Teatro popolare istriano di Pola, a febbraio 2016.

Friday, October 09, 2015

Istria

A cavallo del confine orientale. Così ci siamo detti.
Prima Guerra, Seconda Guerra, Roma, Bisanzio, gli Asburgo, tutto.
Abbiamo un unico paletto, la riunione al Teatro Nazionale Croato di Fiume il 31 Agosto.
Ma chi è questo “noi” narrante?
Chiara Boscaro e Marco Di Stefano. E anche un pezzetto di Diego Runko. 
Grado.
La squadra di “ESODO pentateuco #2”.
Obiettivo: vacanza studio in Friuli Venezia Giulia, Slovenia e Istria.
Diciamola tutta, inizialmente si parlava di “Tutta la Croazia in macchina, giù giù fino a Dubrovnik e ritorno”. Poi abbiamo aperto la cartina, tutta giù giù fino in fondo, e ci abbiamo ripensato. L’Istria era anche in tema. “Il nostro prossimo spettacolo parla di Istria, e non ci siamo neanche mai stati?! Non è possibile. Dobbiamo vedere l’arena di Pola. E la casa dove è cresciuto Diego a Castagner. E Pisino. E Parenzo della canzone della Mula di Parenzo”.
Carichiamo sulla Chiantimobile la prima tenda, la seconda tenda, la borsa frigo e il fornello (ricomprato in extremis perché non trovavamo più quello vecchio) e ci mettiamo sulla strada. On the road again. Rigorosamente strada statale. On the road again. Con il Confratello Marco, l’autostrada non è un’opzione. On the road again, appunto. Per arrivare a Grado, prima tappa prevista, ci mettiamo qualcosa come sette ore, ma appena in tempo per assistere allo strano spettacolo della bassa marea che più bassa non si può. La gente passeggia all’asciutto per chilometri, a Grado, quando c’è la bassa marea. E quando è alta, nuotare è comunque un parolone.  La prima tappa ci regala l’incredibile Basilica di Aquileia e un altrettanto meraviglioso Refosco dal Peduncolo Rosso dell’Azienda Agricola Donda.
Seconda tappa, la costa slovena. E qui apriamo e chiudiamo una parentesi: ma perché il mare Adriatico, in Italia, a quell’altezza al massimo può vantare le anguille, e da questa parte invece è bello? e soprattutto… perché nessuno ci ha mai detto che la Slovenia ha chilometri di coste?!
Redipuglia.
Consigliamo Pirano, Izola e la friggitoria del mercato di Capodistria. E Hrastovlje, una chiesina che sembra uscita dal Settimo Sigillo di Bergman, una fortezza interamente affrescata con un’enorme danza macabra. Stesso discorso per Sveta Marija na Škriljinah a Beram/Vermo, in Croazia. Quando arriviamo in centro, in paese, citofoniamo al numero 8. La signora Anna ha le chiavi della chiesetta, e per poche kune ci accompagna e ci racconta lei tutta la storia.
Ovunque andiamo, incontriamo monumenti dedicati al Compagno Tito e ai partigiani che hanno combattuto per liberare la Jugoslavia. Partigiani italiani e slavi, indifferentemente. Ricordati in entrambe le lingue. È che in Italia ci hanno abituato a pensare che dopo la Guerra qui si sia consumata la persecuzione degli Italiani, costretti a un esodo di proporzioni bibliche, ma la situazione, al solito, è più complessa di come ce la raccontano. Diego è cresciuto a Pula/Pola, e già ce l’aveva detto. Ma bisogna vederle, le cose, per capire. Questo posto è un crogiuolo di lingue, culture, nazionalità, come si fa a tracciare un confine o un punto di vista? A Parenzo/Poreč incontriamo la Basilica Eufrasiana e un campeggio da re, a Rovigno/Rovinj una quantità di turisti tedeschi, a Dignano/Vodjan ci lasciamo inquietare da sette mummie e duecentotrentaquattro reliquiari, mentre nei paesi dell’interno i maialetti da latte arrostiscono allo spiedo fuori da ogni ristorante. Il turismo è fiorente, anche se ci dicono che i prezzi non sono più quelli di una volta, appena dopo la Guerra (quella dei Balcani). I naturisti invece si dice risalgano addirittura a Edoardo VIII re di Gran Bretagna e Irlanda, imperatore delle Indie. Quello che ha mollato tutto per la Wallis Simpson, si dice. Beh, si dice anche che con la Wallis si dilettasse a nuotare in queste acque in costume adamitico. E come dargli torto.
Il Teatro Ivan de Zajc.
E… ed è subito sera, e dopo aver grigliato ćevapčići (serbi, non sloveni), ražnjiči, carpe, orate e talvolta addirittura delle verdure (tutto indistintamente condito con ajvar), è subito anche il 31 Agosto.
La riunione al Teatro Nazionale Croato di Fiume.
O meglio, Rijeka.
Con un organico di 350 lavoratori stipendiati, il Teatro Ivan de Zajc (www.hnk-zajc.hr) può contare su un’orchestra, un ensemble di danza, una compagnia di prosa croata e una compagnia di prosa italiana. E tutte le maestranze tecniche e organizzative. E il laboratorio di scenografia e costumi. E il titolo della stagione è “Si garantisce la libertà di pensiero e di espressione”. E la sezione italiana, il Dramma Italiano di Fiume, coproduce il nostro “ESODO pentateuco #2”. E a Febbraio siamo lì.
E c’è pure il mare.