Thursday, December 31, 2015

Budapest


di Chiara Boscaro

Vabbè. A Budapest ci siamo stati a Novembre, ma stavano montando i mercatini di Natale e quindi tecnicamente siamo ancora nella stagione giusta.
A Budapest ci siamo andati per gli IETM (ne avevamo già parlato qui) e all’inizio eravamo un po’ tra il curioso e il timoroso. C’era l’articolo di Repubblica sui campi di addestramento militare per gli adolescenti, c’erano le immagini degli aspiranti rifugiati siriani nelle stazioni, in attesa di treni diretti chissà dove… e il board degli IETM che chiede di organizzare il meeting qui perché effettivamente qualche problema con la libertà di espressione comincia ad esserci… ma non è censura, no, semplicemente ti tagliano i fondi…
A Budapest arriviamo con qualche pregiudizio, ci aspettiamo delle cose, ma è una città totalmente inaspettata. Ha la metropolitana più antica dell’Europa continentale, il Governo ha fatto sparire gran parte delle vestigia sovietiche (raccolte ora in un Memento Park) e c’è pure un monumento spontaneo a Michael Jackson di fronte all’hotel dove alloggiava di solito quando passava di qua. È piena di barboni, ma di rifugiati nemmeno l’ombra. Ci dicono che dobbiamo cercare nei corridoi chiusi delle stazioni, ci dicono che il numero dei rifugiati entrati nell’ultimo anno è anche il numero degli ungheresi che hanno lasciato il Paese nell’ultimo anno. 
Le Gellert.
Gli spettacoli che vediamo sono belli, ma parlano tutti di democrazie in fin di vita e artisti in cerca di un ruolo (non perdetevi “Lúzer” di Árpád Schilling). I teatri sono splendidi (per esempio il Trafó, www.trafo.hu), i centri sociali sono puliti e pagano l’affitto, all’Università ci sono corsi gratuiti per rifugiati e c’è un centro dedicato all’arte contemporanea a bordo di una chiatta attraccata alle sponde del Danubio. Però i nazionalisti manifestano rumorosamente per le strade (in auto) scortati dalla polizia.
E tutti, ma proprio tutti, verso sera finiscono alle terme. Noi, da bravi turisti stranieri, ci godiamo le Gellert (www.gellertbath.com, le terme liberty che ogni guida sponsorizza) e le Szechenyi (szechenyispabaths.com, più spartane e con enormi vasche di acqua calda all’aperto sotto le stelle), ma solo a Budapest gli impianti sono decine. Eredità turca. Costano un terzo delle spa italiane e sono un vero e proprio rito per gli autoctoni. Alcune aprono all’alba, altre ospitano party il sabato notte, altre hanno giorni di apertura diversificati per maschi e femmine. 
E il cibo?
Le Szechenyi
Vi consigliamo Frici Papa Kifőzdéje, in Király u. 55 (www.fricipapa.hu), ristorante ungherese popolare dai prezzi veramente competitivi. Hanno il menù in varie lingue, hanno il goulash, e vi stupirà scoprire che uno dei piatti tipici si chiama „rizibizi” (e sì, si tratta proprio dei nostri „risi e bisi”).
Anche il quartiere ebraico vale una puntata, e, nei dintorni, tutta la zona dedicata ai locali notturni.
E poi Buda. E poi i ponti. E poi il Danubio. E poi il Parlamento in stile neogotico (da cui non sventola la bandiera europea, ma quella della minoranza ungherese in Romania). E poi i palazzi in stile Liberty. E poi uno dei pochi resti sovietici, un monumento, proprio di fronte all’ambasciata americana.
E con le contraddizioni si potrebbe andare avanti.