Prologo
Il 18 novembre 2015 al Teatro Verdi di Milano, in coproduzione con il Dramma Italiano di Fiume - Teatro Nazionale Croato Ivan de Zajc, debutta il secondo spettacolo del nostro Progetto Pentateuco – Esodo – che tratta dell’esodo degli italiani dall’Istria dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Quella sera tra il pubblico c’è anche Damiano Pignedoli, critico attento e curioso del nostro lavoro e amico ormai storico della Confraternita che, durante il solito post spettacolo gioviale, e soprattutto conviviale, tra la seconda e la terza birra ci dice: “Questo spettacolo dovete mandarlo al Cervi!”.
Prefazione
Il “Cervi” altro non è che il famoso Premio che, giunto ormai alla quindicesima edizione, assegna a diverse compagnie sostegni economici che, di questi tempi, come sappiamo, sono fondamentali.
Il Premio si svolge presso il Museo Cervi, nel cortile della casa colonica abitata dai sette fratelli Cervi - Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio, Ettore – fucilati il 28 dicembre 1943 dai fascisti.
Il Festival. |
Capitolo Iniziale
Dopo una breve dissertazione di compagnia del tipo: “Lo mando io o lo mandi tu?”, tocca a me spedire il plico contenente il materiale del nostro spettacolo per candidarci al XV Festival Teatrale di Resistenza – Premio Museo Cervi – Teatro per la Memoria.
Da bando risulta che verranno selezionati 7 spettacoli per la rassegna.
Questi sette spettacoli verranno presentati tutti presso il Museo Cervi e una giuria di esperti premierà poi lo spettacolo vincitore.
Più di così, per ora, non possiamo fare.
Capitolo della prima chiamata
Siamo ormai a maggio. Io sto finendo di rendere la vita complicata a Giulia che si sta occupando dell’organizzazione del nostro matrimonio, da svolgersi a giugno, quando, una mattina, subito dopo essermi svegliato, ricevo una telefonata.
La responsabile del progetto per l’Istituto Cervi ci informa che siamo stati selezionati per la rassegna.
Faccio sette salti mortali metaforici di entusiasmo mentre sono al telefono e le rispondo che a breve le comunicheremo la data in cui siamo disponibili per lo spettacolo.
Chiamo Marco e Chiara per comunicargli quanto appreso, saltelliamo metaforicamente in preda all’entusiasmo per qualche minuto e poi scegliamo la data dello spettacolo: 14 luglio.
La presa della Bastiglia.
Che sia di buon auspicio.
Capitolo del 14 luglio
Io, Marco e Chiara carichiamo la macchina con la scenografia dello spettacolo e partiamo per Parma.
No, non abbiamo sbagliato strada.
A Parma ci raggiunge Giulia, consorella incinta al settimo mese nonché, ormai, mia moglie e partiamo per Gattatico, paese ove ha sede il Museo.
Arriviamo con agio, montiamo, parliamo e conosciamo gli organizzatori.
Abbiamo anche tempo di visitare il Museo. Bellissimo e commovente. Un pezzo di Storia, quella con la S maiuscola, che ti accoglie suscitando un’emozione unica.
La Pastasciutta Antifascista. |
21:15.
Salgo sul palco e inizio a raccontare la storia di Rudi. Da Rudi.
Di quella sera ricordo la brezza mentre recito sul palco all’aperto, il sold out del pubblico che presto si trasforma in overbooking e vengono aggiunte delle sedie, le facce delle persone che piangono e ridono insieme a me, Rudi, Jakov, Winston, Don Zeljko e Gildo (i personaggi dello spettacolo), l’entusiasmo dei confratelli da sotto il palco e sul tavolo della regia (nel frattempo ci ha raggiunti anche il confratello Marco Pezza), la sensazione strana e unica che, seppure nella pancia della mamma, mia figlia stia assistendo per la prima volta a un mio spettacolo.
E ricordo l’applauso e il calore del pubblico alla fine.
Di quella sera ricordo anche un aneddoto. Prima dello spettacolo mi avvicina un signore e si presenta. E’ Adelmo Cervi, figlio di Aldo, uno dei sette fratelli. Adelmo mi chiede una sigaretta vedendo che ho un pacchetto in mano ma gli dico che mi servono per lo spettacolo. Subito dopo commenta la frase con cui inizia lo spettacolo tratta dall’Esodo biblico: “... a me non mi piacciono mica gli spettacoli sulla religione, ma rimango, tranquillo che rimango, io me li vedo tutti...”
Alla fine dello spettacolo Adelmo è la prima persona a corrermi incontro quando scendo dal palco. Appena lo vedo gli porgo la sigaretta.
Più tardi mi regalerà il libro che ha scritto con un giornalista: “Io che conosco il tuo cuore”, con questa dedica: “Al Compagno Diego. Grazie per il tuo spettacolo a casa Cervi. Adelmo”.
Qualsiasi parola sarebbe di troppo. Sono felice.
Capitolo della seconda chiamata
E’ il giorno che segue l’andata in scena dell’ultimo spettacolo della rassegna.
Oggi dovrebbero chiamare per comunicare chi ha vinto.
Ci chiamano.
Abbiamo vinto.
Capitolo della Pastasciutta Antifascista
Siamo seduti insieme a migliaia di persone sulla panche dietro a casa Cervi.
Siamo seduti a mangiare gnocco fritto, salumi, formaggi e a bere birra.
La pastasciutta al ragù la servono dopo.
Beviamo birra.
Poco dopo ci invitano sul palco per annunciare, davanti a migliaia di persone, che abbiamo vinto il primo premio.
Damiano, Chiara, Marco, Diego. |
Marco chiude il cerchio dal palco ringraziando Damiano per averci detto di partecipare.
E’ vero.
L’importante è partecipare.
Ma anche vincere ha il suo fascino.
Capitolo finale
Non ci sarà. Noi alla Pastasciutta Antifascista ci torniamo.
Un posto che ti ricorda i valori in cui credi vale molto di più di un premio.
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