Ajuntament |
Quello che dice Chiara:
Prima volta a Barcellona. Qualsiasi cosa accada, non devo dire “Yo no hablo español”. Qui devo dire “Yo no hablo castellano”. Che tanto parlano catalano e non capisco nulla di quello che dicono, ma almeno non si offendono. Però mi piace quando mettono l’articolo davanti ai nomi propri, mi fa sentire a casa. Dicono “La Chiara” proprio come mia nonna. Mi piace andare in spiaggia con la metropolitana, mi piacciono le persone in metropolitana con le infradito e l’ombrellone in spalla. Mi piacciono un po’ meno le file davanti a tutto ciò che abbia “Gaudì” nel nome. È una città in rapida trasformazione, che subisce il boom del turismo con il timore di rimanerne snaturata. È una città accogliente, lo dimostrano il Progetto Barcellona Città Rifugio e il patto di collaborazione tra la prima cittadina Ada Colau e i sindaci di Lampedusa e Lesbo per far fronte all’integrazione dei migranti. Siamo qui per questo, in residenza di studio in preparazione di NUMERI pentateuco #4. A darci un tetto (e molto di più) è la NAU IVANOW, una “fàbrica de creació”, una residenza per artisti che ospita e coproduce anche il Festival de dramatúrgia sobre la crisi PIIGS. Il 21 luglio a PIIGS debutta il nostro testo 07.09.2012, insieme ai lavori di altri tre autori europei. Ma tra una sessione di scrittura, una mostra sulle riviste degli esuli catalani in Sudamerica (alla Biblioteca Nacional de Catalunya, fornita di meraviglioso bar in giardino) e un giro di esplorazione a Raval, Marco riesce a condurmi in pellegrinaggio in tutti i bar, bettole, friggitorie della sua città preferita.
Eccone una piccola selezione:
La Xampanyeria a Barcelloneta.
Un altro paio di bar/friggitorie di Barcelloneta.
La Paradeta al Born.
Can Eusebio.
Almeno altri tre posti a Poblesec.
Ancora La Xampanyeria (che fondamentalmente è un’esperienza mistica a base di panini mangiati in piedi innaffiati da bottiglie e bottiglie di champagne).
Quello che dice Marco:
È vero, Barcellona è la mia città preferita.
Teatralmente e culturalmente molto vivace, accogliente e cosmopolita, antica e moderna allo stesso tempo. E poi c'è il mare.
07.09.2012 - La Ruta 40 |
Ogni volta che posso scappo a Barcellona. Questa volta sono qui per lavoro e la cosa mi piace moltissimo.
La Nau Ivanow è un posto magico e David, Nando, Eugenia e Roger sanno come farti sentire a casa. La residenza va molto bene, ci piace stare qui. E poi c'è il debutto catalano di 07.09.2012 per il festival PIIGS, inserito nel più grande Festival Grec che anima la città per tutto il mese di luglio. Insieme a noi altri tre autori e i loro testi: la finlandese Aino Kivi con Kari Grandi – My Brother the Hero, il bulgaro Yasen Vasilev con Ishmael e la greca Christina Kyriazidi con Les Muéts / The Mutes. Sul blog in genere ci limitiamo a parlare dei posti che vediamo tralasciando l'aspetto lavorativo, ma questa volta mi permetto di dire che è stato fantastico fare questo festival. Qualità dei testi molto alta, pubblico attento e attori capaci, il tutto accompagnato da fiumi di birra e un clima informale e disteso. Il minimo è ringraziare chi ha organizzato il festival: Antonio Morcillo Lopez, Rosa Moliné Boixareu, Beatriz Liebe Masferrer, Bea Insa, Juan Zapata, Arnau Marin. E naturalmente ringraziamo Alberto Diaz e Laura Pujolàs della compagnia La Ruta 40, che hanno messo in scena il nostro testo, e Carles Fernàndez Giua, che l'ha tradotto. Spero di rivedervi presto, gente!
Torniamo alla città.
Per Chiara è la prima volta a Barcellona, quindi mi assumo la responsabilità di farle da guida turistica nelle pause. La porto nei miei posti preferiti: Barrio Gotico, Montjuic e – soprattutto – Parc Guell.
E qui abbiamo la prima brutta sorpresa: l'area monumentale di Parc Guell è diventata a pagamento (!) e con ingressi limitati. Non c'è modo di entrare... La guardiamo da fuori.
È solo l'inizio di una serie di piccole “delusioni”: la città è sempre stata meta di vacanze, ma rispetto a pochi anni fa l'aspetto turistico è diventato preponderante. Purtroppo.
Institut del Teatre |
Ho trovato una città diversa, in qualche modo peggiorata. Alcuni abitanti con i quali parliamo ci dicono che ormai “Barcellona pensa solo ai soldi”.
Eppure, nonostante questo, io continuo ad amare follemente questa città: la sua gente, le sue strade sporche, la sua metropolitana, i suoi locali.
Per fortuna a Barcellona alcune cose non cambiano mai. Chiara ha già scritto della Xampanyeria, io mi limito a dirvi: “Andateci!”. A meno che non siate vegani, andateci.
Fate una passeggiata dal Padiglione Mies Van Der Rohe al Teatre Lliure, fermatevi a mangiare qualcosa in un bar di Poble Sec, visitate la Cattedrale senza dimenticarvi di passare a salutare le Oche nel chiostro.
Andate alla Boqueria la mattina presto, prima che arrivino i turisti, e la sera tardi concedetevi una ultima birra in Plaza Masadas. Ecco che Barcellona, nonostante i turisti, vi apparirà per quello che è: uno dei posti più belli del mondo.
Ah, un ultimo consiglio: non ordinate mai della Sangria. Fidatevi.
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