Wednesday, March 25, 2015

I vecchi imberiaghi sembravano la letteratura

di Diego Runko

Parlare di Bologna è un po’ come parlare del mondo. Puoi dire tutto oppure niente. 
Puoi anche solo startene lì, in disparte, a invidiare quello che ti perdi non abitandoci. A ringraziare per quello che ti perdi non abitandoci. 
Siamo stati a Bologna per tre giorni a fare il nostro spettacolo Non voltarti indietro al Teatro dei 25. Un luogo dell’anima come pochi.
La Torre degli Asinelli.
Prima di andare in scena, mentre cercavo la concentrazione giusta o subito dopo, mentre mangiavamo un piatto di pasta nella cucina del teatro, ospiti dei padroni di casa, mi capitava spesso di pensare a quella città in modo magmatico. Si può pensare diversamente a Bologna?
Ultimamente per me Bologna sono principalmente i Wu Ming. Sarà che, a passi lenti, sto navigando a vista attraverso tutte le loro opere. Una volta in macchina, in uno dei nostri viaggio di compagnia, ci dicevamo che perdere i Wu Ming oggi è un po’ come essere stati contemporanei di Pasolini e averlo scoperto da morto. Anche Pasolini c’entra con Bologna, eccome.
Una via del centro.
Ma cosa è stata Bologna per noi in quei giorni? Una passeggiata in via Zamboni, in piazza Verdi, sotto le due torri, in piazza Maggiore, in via Ugo Bassi, in via Indipendenza.  Una visita all’aula in cui insegnava Carducci, alle Marie, al teatro anatomico, alle frecce conficcate nel soffitto di strada Maggiore all’ingresso di Corte Isolani (stare lì con il naso all’insù a cercare le frecce è una di quelle sensazioni che ti restano in mente, e poi succede sempre che qualcuno le veda prima di te, in questo caso Chiara).
Non abbiamo fatto in tempo ad andare in via del Pratello. L’avevamo già fatto tutti in passato, lo rifaremo in futuro. Di via del Pratello porto nella memoria un episodio vissuto con Giulia qualche anno fa quando, dopo aver sbevazzato allegramente in uno degli innumerevoli locali presenti, ho girato l’angolo e mi sono infilato in una delle vie laterali con la vescica gonfia. Proprio mentre stavo per manifestare il mio essere molto simile alla razza canina ho letto una scritta sul muro: TU CHE STAI PER PISCIARE SUL MURO DI CASA MIA. PER PIACERE, FALLA DA UN’ALTRA PARTE. Anche questa è Bologna.
Non abbiamo fatto in tempo nemmeno ad andare in piazza Santo Stefano. Dobbiamo tornarci al più presto, è evidente.
L'Osteria Bocca Buona.
Il sabato abbiamo pranzato all’Osteria Bocca Buona in via degli Usberti. Ci siamo andati perché la conoscevo. Affettati e tigelle eccezionali ma avremmo gradito due tagliatelle in più nel piatto. Nel complesso un’osteria degna di Bologna: non puoi farle un complimento che non contenga anche una critica. Come dolce però i tre tipi di rum serviti nei bicchierini appositi accompagnati da cioccolato fondente, al latte e bianco me li ricordo ancora. 
Negli ultimi tempi Bologna mi fa tornare in mente anche Gianni Morandi e l’impegno giornaliero e costante del suo ufficio stampa, Marco Ottolini. Non preoccupatevi, questa frase potete capirla solo se avete Ottolini come amico su Facebook.
C’è un che di Bologna anche in uno dei miei fumetti preferiti, Alan Ford. Magnus è nato lì.
Andarsene da Bologna comporta sempre una sensazione perfettamente racchiusa in questi versi: rimorso per quel che m’hai dato, che è quasi ricordo, e in odor di passato…
Il titolo e il verso sono tratti da uno che non abbiamo bisogno di nominare perché Bologna, senza di lui, non sarebbe Bologna.