Thursday, May 05, 2016

Londra.

di Chiara Boscaro

Piove. C’è il sole. Si rannuvola. Sale il vento. Sale la nebbia. Pioviggina. Grandina. Piove col vento. Fa freddo. Almeno quindici gradi meno che a Milano. Ma ci siamo attrezzati, abbiamo tirato fuori sciarpa, cappotto e ombrello, ed eccoci qui. A Londra.
Marco a Draper Hall.
Abbiamo deciso di arrivarci in treno. Sono undici ore, con pausa per un croissant a Parigi. Volevamo vedere Calais, volevamo vedere il filo spinato, e il filo spinato c’è, chilometri di filo spinato. Ci controllano i documenti parecchie volte, pare di essere tornati ai tempi delle frontiere. E poi il tunnel finisce e ci troviamo a Londra. St. Pancras Station. Bellissima, gotica, accanto a un’altra stazione,  King’s Cross, accanto a un Mc Donald’s, a uno Starbucks (facciamo tre), a un ristorante turco e a un ristorante cinese… come tutto, a Londra. Orientarsi sarà più difficile del previsto.
Fa freddo, e sappiamo già che non avremo il tempo per fare tutto quello che vorremmo fare in questa città spropositata. Dobbiamo incontrare delle persone, la scusa è il lavoro. Dobbiamo visitare Draper Hall, un posto bello che sta diventando un polo culturale ed artistico per un quartiere cosmopolita e sfaccettato, e ci troviamo coinvolti nel primo barbecue della stagione, insieme ai bambini dell’Accademia di Cinema di cui si festeggiano gli elaborati finali. C’è anche il sindaco, ma non è proprio il sindaco, ed è vestita come le maschere del Teatro alla Scala. Ah, per la prima volta, c’è sole per un intero pomeriggio. Draper Hall e la Infallible London saranno nostri partner nella produzione di DEUTERONOMIO pentateuco #5, cosa che ci rende molto molto orgogliosi.
A Londra costa tutto troppo. Stanno gentrificando la città, dicono i Londoners, e in più per noi il cambio è nettamente sfavorevole. Costano i mezzi pubblici, ma arrivano dovunque a qualsiasi ora, e ci sono i bus rossi a due piani che sogniamo da quando eravamo bambini. Costa entrare nelle chiese, e la cosa ci infastidisce un po’, ma non costa nulla visitare i musei e ne approfittiamo: Tate Gallery, British Museum, Sir John Soane’s Museum, Hunterian Museum (per gli stomaci più solidi)…
Il bisnonno.
Una tappa di obbligato e religioso silenzio merita Highgate Cemetery e la tomba del bisnonno Karl Marx. Nota archivistica. Intorno al suo testone, è tutto un quartierino di oppositori politici, compagni, matrone socialiste e attivisti per i diritti civili. Ci chiediamo il perché, ma in fondo è un criterio come un altro. Come l’ordine alfabetico, o il tipo di lapide. Angeli in ginocchio da una parte, angeli in piedi dall’altra. Highgate è un racconto malinconico, con la sua casualità vittoriana e i suoi fiori testardamente spontanei. La zona est è ancora più selvaggia, ma è accessibile solo con una guida. C’è il rischio di perdersi.
Commettendo un madornale errore, proviamo a immergerci nella folla domenicale di Camden. Ma è un madornale errore, appunto. Si può mangiare cibo di strada di qualsiasi Paese, è vero, ma lo si può fare anche nel resto della città. Ristoranti indiani, kebabbari, pizzerie, greci, messicani, brasiliani, carni argentine, vegani, vegetariani, ortoressici, pasticcerie, caffetterie, diner, pare che qui si mangi e basta.
Chicche gustose ed economiche che ci hanno consigliato i Londoners:
Chiara e Stefania davanti a Wong Kei.
WONG KEI, a Wardour Street (Piccadilly Circus). Una specie di mensa cinese su tre piani. All’ingresso, il boss fa solo un gesto. Dito su, si mangia upstairs. Dito giù, downstairs. Attenzione, accettano solo contanti.
SUTTON and SONS (ce ne sono tre, noi abbiamo provato quello di Stoke Newington). Tre parole: FISH-AND-CHIPS.
A pochi passi, anche il CORNER + del Mostart Center, che ci ha regalato una colazione domenicale di uova e di coccole.
Ovviamente, siamo andati a teatro. A Londra ce ne sono a centinaia, da quelli enormi che fanno musical trentennali ai pub theatre. Al National Theatre, forse il più enorme, abbiamo visto “Les Blancs-The Whites”, mentre ci siamo persi quello che pare essere lo spettacolo della stagione, “People, places and things” al Wyndham’s Theatre.

E poi... 
E poi piove.

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