Thursday, February 09, 2017

Polistena.

di Marco Pezza

Gennaio 2017: La Confraternita del Chianti giunge per la prima volta in Calabria. Siamo qui per due motivi: tenere un laboratorio su Goldoni e portare in scena La Bottega del Caffè nel piccolo (ma efficiente) comune di Polistena.

Prima ancora di partire il suo nome mi evoca suggestioni da Magna Grecia, con miti e titani, dèi e mostri come Medusa la Gorgone.
Auditorium Comunale di Polistena (RC).
Polistena potrebbe benissimo essere una dea bellissima, punita da Atena per la sua bellezza, e incastonata nelle rocce del massiccio montuoso dell’Aspromonte, altro nome perfetto per una saga tipo “Il signore degli anelli”. Polistena, dalla sua prigione di roccia, canta le sue pene d’amore per il suo amato Antidoto, altro nome che apre a un altro immaginario ancora, figlio del vento e della spuma di mare. Polistena e Antidoto si amano ma non possono incontrarsi perché lui, in base alla sua contraddittoria natura, è il veleno per la sua amata che lo brama e lo piange come causa e cura del suo stesso mal d’amore. Solo il vento porta a Polistena le parole di Antidoto, ma nulla più. Polistena non è sul mare e il loro incontro resta per sempre impossibile, finché Zeus, commosso da tanto patire, concede loro di congiungersi solo quando la terra si squarcia e il terremoto fa distrarre Atena dalla sua gelosia. 
Questo mi sono immaginato riguardo al nome del posto in cui siamo approdati.
Ho poi letto qualcosa su Polistena e tra i cenni storici sono riportati quattro terremoti: quello disastroso del 1783, del 1894, del 1905 e l’ultimo del 1908 quello di Reggio Calabria e Messina. È stato come se la realtà -la natura- avesse suffragato la mia immaginazione e quasi mi sono sentito in colpa.

Il monumento all'emigrante.
All'atterraggio ci aspetta Andrea Naso di Dracma Teatro, di cui vi parlerò fra poco. La cosa che subito mi colpisce è l’odore di camino, dall’aeroporto di Lamezia Terme fino a Polistena, l’aria è intrisa di legna arsa, rami e ceppi bruciati per scaldare e per cucinare. Non aggiungo altro ma da buon nordico milanese, con una scarsa conoscenza del bellissimo meridione italiano, tutto mi aspettavo tranne che la Calabria ci desse il benvenuto con l’odore di camino.

Chi ci ospita e coccola è compagnia Dracma, centro sperimentale di arti sceniche che produce spettacoli, organizza stagioni e festival, gestisce residenze artistiche, forma pubblico, concorre per bandi e progetti di grande interesse sociale e culturale, insomma una realtà combattiva e fiera sostenuta da un comune virtuoso che ai miei occhi si distingue come un’oasi felice in una regione problematica come la Calabria.

La tipica ospitalità calabrese non tarda a manifestarsi e dopo aver messo i bagagli in stanza, veniamo condotti da Tirovino, ristorante elegante e con staff cortese e premuroso, dove veniamo rimpinzati con antipasti caldi e freddi, piccanti e dolci, primi e secondi di mare e monti, vino, caffè e amari. Una valanga di sapori! Ok, ora so cosa dire sull’ospitalità calabrese. Pancia piena e tutti a nanna.

Il venerdì si fa la generale, con due o tre filate per la memoria, e poi alle 21:45 “chi è di scena!”. La replica scorre via liscia, come un meccanismo rodato e ben oliato. Tra l’altro Giulia Versari, nostra attrice-neomamma, torna a calcare le scene, dopo la maternità, nella sua terra d’origine (materna). Oltre al pubblico del posto, c’è anche un nutrito gruppo di spettatori di Galatro, paese della nostra Giulia che, nel doppio ruolo di Lisaura/Placida, ci regala una performance davvero sentita e coinvolgente. Tanti applausi, tanti complimenti e tante coccole. 
“Che si fa?” “Si va a mangiare!” 
Questa volta tocca a La Cantina dell’Orologio, dove ci fanno assaggiare la “stroncatura” - ottimi spaghettoni conditi con capperi, olive, olio, aglio, acciuga, peperoncino e mollica - e l’unica vera porchetta di Ariccia. “Non voglio andare a dormire”, “Ne vorrei ancora” “Domani ci dobbiamo alzare” “Un giro di amari e via, che ne dite?”

Il giorno dopo c’è la sveglia infame e assassina per la matinée scolastica delle 9:30... Il sacrificio è ripagato dal calore e dalla partecipazione dei ragazzi, perfetto epilogo per questa piccola e preziosa avventura. La loro standing-ovation ci ripaga di tutte le fatiche affrontate per creare la nostra La bottega del caffè.
Applausi!
Grazie ragazzi! Grazie Polistena! Grazie Compagnia Dracma!

Rubo le parole del regista e autore della nostra compagnia, Marco Di Stefano, che sono perfette per l’occasione: 
“Chi ci accoglie è la Compagnia Dracma nella residenza del Bello perduto, (a quanto pare qui i nomi e le formule evocative sono la norma, lo aggiungo io), per un laboratorio su Goldoni e due repliche della nostra La Bottega del Caffè prodotta dal Teatro della Cooperativa. Sono stati giorni bellissimi dal punto di vista artistico e umano grazie alla serietà e all'impegno di Andrea Naso, Mariella Iannello, Giovanna Surace, Rossella Romeo, Giuseppe Mangeruga e Alessandro Trimarchi. Grazie anche ai ragazzi che hanno seguito il laboratorio con entusiasmo e soprattutto pazienza per le mie digressioni in calabrese inventato. Seguite il lavoro di questa bellissima residenza, ne vale la pena.”

Alle 19:00 di sabato sono di nuovo a Linate. 
Niente odor di camino, solo pm10 e un po' di scighera.
Per tutto il resto, ci si aggiorna al prossimo viaggio.

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